QUARTETTO D'ARCHI LA TOSCANINI / Sabato 4 ottobre
04.10.2025
 Sabato 4 ottobre ore 20.30
ORATORIO DI SANT'ONOFRIO
QUARTETTO D'ARCHI LA TOSCANINI
VIKTORIA BORISSOVA, ELIA TORREGGIANI, violini 
ILARIA NEGROTTI, viola
FABIO GADDONI, violoncello
Giacomo Puccini (1858-1924)
Crisantemi, Elegia per quartetto d’archi
Giuseppe Verdi (1813-1901)
Quartetto in mi minore
Giuseppe Verdi 
Selezione da Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata.
(riduzione per quartetto d’archi di Antonio Melchiori)
OLTRE IL MELODRAMMA PER VERDI E PUCCINI E I LORO QUARTETTI 
Verdi e Puccini: il loro vero talento, "ça va sans dire” risiede "solo nel teatro", e quindi le loro opere… non operistiche sono comprensibilmente poche. Tuttavia, i due anche se per poco, divagano dal loro terreno per dedicarsi al quartetto d'archi, forma che per altro riescono ad onorare in modo ineccepibile.
Ma il programma, oltre a composizioni scritte per quell’organico, unisce avvincenti trasposizioni strumentali dalle opere della Trilogia popolare: La Traviata, Rigoletto e Il Trovatore per una consuetudine in voga già nell’800 - come dimostra l'articolata versione realizzata da Antonio Melchiori - in ragione del fatto che la gente chiedeva di riascoltare i brani più significativi del melodramma andato in scena anche solo la sera prima in teatro. 
Qui manca la voce in ogni caso, questa musica per soli archi riesce a rendere i colori e la natura drammatica legata alle vicende degli amati protagonisti come se fossero gli strumenti stessi a cantare.
Per quanto riguarda invece i quartetti originali, sono delle circostanze ben precise a fornire ai due compositori l’occasione per scrivere i loro quartetti. Anche se Puccini nel corso degli anni ne compone più di uno, l'Elegia Crisantemi ("Chrysanthemums") resta il capolavoro. La scrive nel 1890 - in una sola notte, disse - come risposta emotiva alla morte del Duca di Savoia. Crisantemi è un movimento singolo, scuro, continuo. Da questa Elegia Puccini trova le sue due idee per l'ultimo atto di Manon Lescaut del 1893: in particolare per esprimere l'abbandono di Manon e Des Grieux al proprio destino, ormai "soli e perduti nella desolata landa della Louisiana". Il nostro ascolto si focalizza sul lirismo delle melodie attraverso un uso espressivo del fraseggio, reso con una flessibilità capace di conferire intensità alle emozioni, col supporto di una articolata coloritura armonica. Ma prima dell'opera in Crisantemi si percepisce già la magia teatrale di questa musica. Pertanto, ascoltandolo, non è necessario immaginare il duetto in prigione tra gli sfortunati amanti quando viene introdotto il secondo tema, o, pensando al primo tema immaginare Manon e Des Grieux che vagano verso la morte nelle terre selvagge
della Louisiana. Anche senza la storia, questa musica appare come una narrazione drammatica, come un'opera.
Verdi, invece, scrive il suo Quartetto mentre si ritrova improvvisamente con del tempo libero in una stanza d'albergo a Napoli nella primavera del 1873. Teresa Stolz, il suo soprano principale, si era ammalata subito dopo Don Carlos e mentre stavano per iniziare le prove di Aida. Poiché avrebbe dovuto cantare in entrambe le opere, le cose si bloccarono e la première di Aida fu posticipata di diverse settimane. Intanto Verdi cosa fa? Si rilassa? Stava forse lavorando a un altro progetto operistico? No: con grande sorpresa, scrive il suo unico brano di musica esclusivamente strumentale, il Quartetto per archi in mi minore. Cosa lo spinge a scrivere un quartetto per archi, la più sacra delle forme, in tarda età e senza esperienza pregressa? Possiamo solo supporre che fosse sicuro di possedere le capacità e volesse dimostrarle, e che l'occasione non si sarebbe mai più presentata. Il 1° aprile, subito dopo la prima di Aida, invita sette o otto ospiti all'Hotel delle Croce, dove aveva sistemato dei leggii e quattro sedie. Poco dopo, quattro musicisti dell'orchestra del teatro – identificati solo come i fratelli Pinto, violini, Salvadore, viola, e Giaritiello, violoncello –suonano il Quartetto per gli ospiti sorpresi e deliziati. Essi rimangono così contenti che chiedono un bis, che Verdi concesse, sebbene lui stesso non fosse sicuro se il Quartetto gli piacesse. "Non so se il Quartetto sia bello o brutto", scrisse Verdi al Conte Arrivabene diverse settimane dopo, "ma so che è un Quartetto!"
Comunque, anche se esso contiene meravigliose idee melodiche, una scrittura abile e idiomatica per gli archi, una domanda ce la poniamo: il Quartetto racchiude la "corretta" elaborazione che ci si aspetta dalla tradizione germanica, o vi sono insinuate delle "debolezze" operistiche? …. Di fatto esso non suona né classico, né tedesco, ma mantiene una tessitura leggera ed elementi di forma classica da sembrare retrospettivo.
Il primo movimento, è incentrato su un malinconico accenno di idea che inizia nel registro grave del secondo violino, poi riprende e infine si espande. Il secondo movimento contrappone sezioni aggraziate e cadenzate con un tema dolce e note più lunghe e a un'altra sezione inquieta e agitata dove le inflessioni cromatiche gli conferiscono un sapore più romantico che classico. Il terzo movimento, estroverso e con un ritmo fulmineo, con le sue numerose frasi di lunghezza irregolare ci seduce letteralmente. Verdi sfoggia tutta la sua abilità contrappuntistica nel finale fugato. Si tratta di una fuga eterea, né maestosa né imponente che l’autore definisce "Scherzo-Fuga".
GIULIA BASSI
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